Foto colorate a mano
PERCHE’ HO IMPARATO L’ARTE DELLA COLORAZIONE MANUALE DELLA FOTOGRAFIA
Nel 1955 mio padre Gino Vallario, classe 1928, lasciò Foggia per Torino.
Ritoccatore da 12 anni a Foggia, fu assunto dalla Signora Mangini, presso lo studio fotografico Enea Mangini, sito in Piazza Castello.
Lo studio, affermato, era frequentato da personaggi della radio e della televisione, molto attive in quegli anni proprio a Torino. Tanto tempo passato al ritocco, ma anche insieme all’operatore Aldo Lunel, in sala di posa ed in camera oscura utilizzando macchine fotografiche al magnesio e negativi in vetro.
Lunel, più anziano, era un vero artista. Conosceva una vecchia tecnica per colorare i ritratti fotografici a mano, che applicava con risultati sorprendenti. Splendide sfumature sui visi, sugli abiti e sugli sfondi, sapiente uso del colore per creare effetti di luce.
Nonostante la fotografia a colori si fosse diffusa in Italia da alcuni anni, si usava ancora la colorazione a mano. Mio padre che amava molto disegnare e realizzare ritratti, osservando Lunel con attenzione apprese da lui questa tecnica affiancandolo negli anni successivi.
Dagli anni ’60 la diffusione sempre maggiore della fotografia a colori ha fatto sì che si arrivasse ad un uso sempre minore della colorazione a mano, fino alla sua scomparsa dagli studi fotografici.
Mio padre mi ha parlato spesso nel corso della sua vita dello Studio Fotografico Mangini, ma ho iniziato ad interessarmi maggiormente all’argomento nel 2013, quando, rivedendo dopo anni alcuni suoi ritratti fotografici, ho deciso di imparare la tecnica della colorazione manuale.
Non volevo che fosse dimenticata ed ero determinata ad effettuare tutto il processo, dalla stampa al colore proprio come lo si effettuava allora. Mio padre non si occupava di fotografia da tempo. Si era passati nel corso degli anni dalla tecnica analogica a quella digitale e l’obiettivo si rivelò difficile.
Pensai subito di rivolgermi ad Augusto Cantamessa, insignito del massimo riconoscimento in ambito fotografico in quanto nominato Maestro della Fotografia Italiana. Sapevo che le sue fotografie facevano parte di importanti collezioni sia in Italia che all’estero. Con emozione mi feci coraggio e lo chiamai. Dimostrò subito grande disponibilità e grazie a lui riuscii a trovare il materiale che mi consentì di cominciare.
A quel punto, aiutata da mio padre, stampai in una camera oscura riallestita in casa alcuni negativi di fotografie di famiglia scattate da lui a mia madre negli anni ’60 e le colorai secondo le sue direttive, con matite colorate e pastelli ad olio. Non fu facile. Ma i primi risultati ottenuti li portai ad Augusto Cantamessa. Mi fece piacere constatare che capì subito quanto ci tenevo e quanta fatica avevo fatto per arrivare a quel punto. Era un uomo intelligente, in grado di cogliere molto bene l’animo delle persone che aveva di fronte.
Poco tempo prima, nel 2015 era mancato mio padre. Avevo intenzione di dedicargli una mostra con le fotografie colorate a mano, progetto che realizzai nel 2016. Cantamessa mi scattò un bellissimo ritratto fotografico che esposi e mi suggerì il titolo della mostra “Sulle orme di mio padre”. Era il titolo adatto. Titolo che ho utilizzato anche nel 2020 quando ho partecipato a Milano Photofestival con una mostra personale.